Fonte: InterCampus
NEW YORK - Ore 10.30 di New York, le 16.30 italiane, la Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Nazioni Unite si colora di nerazzurro: 885 Second Avenue, a varcarne la soglia, al 49esimo piano, ci sono Massimo Moratti, la figlia Carlotta che di Inter Campus è presidentessa, gli ambasciatori nel mondo del progetto Luis Figo e Francesco Toldo.
A fare gli onori di casa l'ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, con il quale la delegazione nerazzurra si sposta all'auditorium delle Nazioni Unite, dove il portavoce di Ban Ki-moon ha appena concluso il suo quotidiano report alla stampa. Ora l'attenzione è per le attività di Inter Campus, accolte alle Nazioni Unite come esempio di uno sport che diventa concretamente uno strumento di sviluppo e di pace.
A prendere la parola Ragaglini: "È un onore per me poter presentare qui alle Nazioni Unite l'Inter, che per altro è da sempre la mia squadra del cuore. Ma l'onore è dovuto al fatto che dell'Inter racconteremo oggi ciò che di più bello significa il calcio: Inter Campus è un progetto che dura da ben 15 anni e restituisce davvero ai bambini che vivono in condizione di disagio la voglia di sorridere e di poter godere del prezioso diritto di giocare".
Una speranza concreta che ha impressionato Wilfried Lemke, Special Advisor di Ban Ki-moon sullo Sport per la Pace e lo Sviluppo: "Ho conosciuto Inter Campus attraverso i racconti dell'ambasciatore Ragaglini, che mi hanno portato addirittura in Angola. Tutto il mio staff mi parlava di sicurezza, ma quando ci siamo ritrovati in un quartiere difficilissimo, ho incontrato una giovane ragazza, umile, timida, che con mio grande stupore ho scoperto essere Carlotta, la figlia del presidente dell'Inter Massimo Moratti. Impegnata in un luogo pericoloso ad occuparsi dei bambini di strada, che con lei, con Inter Campus, riuscivano a ridere e divertirsi: è con questo atteggiamento che mi piacerebbe vedere i miei figli".
Ambasciatori nel mondo di queste attività Luis Figo e Francesco Toldo, che all'auditorium si ritrovano a raccontare il loro coinvolgimento davanti ai giornalisti delle più svariate nazioni: "Ho giocato per quasi 20 anni a calcio, di questi solo 4 li ho trascorsi all'Inter - racconta Figo -, ma è proprio in nerazzurro che ho avuto di più in termini di amicizia e considerazione, e soprattutto ho conosciuto Inter Campus. E ora è un onore rappresentarlo. Io nella vita ho avuto l'opportunità di seguire il mio sogno e ora vorrei che i bambini di tutto il mondo potessero seguire il loro, qualunque esso sia. Grazie a questa grande famiglia che è l'Inter si può, grazie a Inter Campus, di cui sono orgoglioso di fare parte, si può".
Un orgoglio che condivide anche Francesco Toldo, come si percepisce anche nell'ascoltarlo pronunciare queste parole: "Diecimila bambini, 25 paesi, una sola grande speranza di gioco e di vita. Questo è Inter Campus. Non è solo un piacere ma un onore farne parte. Sono felice di essere qui e rappresentare Inter ed Italia per un progetto stupendo come Inter Campus. L'emozione che danno quei diecimila bambini quando li andiamo a trovare è maggiore rispetto a quella per la vittoria di una Champions League. Ma la nostra non è solo beneficenza, è aiutare bambini che non hanno null'altro che problemi ad avere una speranza di vita attraverso il gioco. Ci avvaliamo di partner locali, attraverso il calcio reintegriamo nella società, nella vita, insegniamo il rispetto, le regole non solo del gioco. L'obiettivo è la crescita, non certo solo calcistica, di questi bambini: educhiamo attraverso il calcio bimbi e bimbe, al di là del sesso e delle etnie. Siamo riusciti a far giocare insieme bambine e bambini palestinesi e israeliani. Questo è Inter Campus".
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