Un punto nelle ultime tre partite è quello che onestamente ci siamo meritati, anche al netto di numerosi e innegabili errori arbitrali che hanno condizionato la nostra storia.
Che l’Inter si sia fermata dopo la vittoria contro i pluricondannati è solo un caso fortuito. Al massimo può essere stato un evento catalizzatore di qualcosa che sarebbe comunque successa con ogni probabilità e questo doveva essere chiaro per chiunque avesse un minimo di obiettività e senso critico. Le dieci vittorie consecutive culminate con il trionfo di Torino e il passaggio del turno anticipato in Europa League erano figlie di un momento di forma eccezionale dei nostri migliori e più stagionati giocatori, Cambiasso su tutti. Affiancato da un Cassano ormai arrivato a poter reggere i 90 minuti senza troppi patemi e un Milito che riusciva a liberare spazi in attacco con la sua solita intelligenza.Non potevamo illuderci che sarebbe durata per sempre, se non altro per ragioni anagrafiche, ma anche per i Km percorsi sul prato da questi signori. Sono giudici impietosi per i nostri campioni e così, esaurita la loro vena positiva, si è prosciugata anche la nostra capacità di vincere. Contro il Parma orfani di Cassano, unico in grado di inventare calcio anche giocando da fermo, è giunta la resa dei conti. Troppo piena l’infermeria, troppi sostituti non pronti o non all’altezza per poter chiedere loro di caricarsi la squadra sulle spalle.
Vincere a Torino ci ha fatto illudere di poter essere lì a lottare per il massimo traguardo già quest’anno. Al contrario siamo un cantiere aperto e solo una serie improbabile di circostanze favorevoli ci avrebbe permesso di insidiare l’immonda squadra degli immondi Agnelli. Intendiamoci non è detta l’ultima, ma non può essere quello il nostro obiettivo. Non possiamo pensare di vincere tutte le partite schierando sempre la formazione titolare.
Sembrerebbe quasi che Strama abbia finito la polverina magica. Di sicuro errori ne ha fatti in queste ultime partite, ma ad essere onesti e a guardare la panchina dobbiamo ammettere che non ci sono molte alternative a sua disposizione. Di sicuro nulla che gli permetta di effettuare cambi tattici, ma solo di interpreti nello stesso ruolo.
E allora?
Allora niente. Non eravamo dei fenomeni ieri, non siamo delle schifezze oggi.
Dobbiamo però ricordarci che il nostro obiettivo quest’anno non può essere vincere. L’obiettivo è arrivare nei primi tre, riuscendo nel frattempo a far giocare i nuovi arrivati a sufficienza da poter decidere quali sono “da Inter” e quali invece saranno giusto utili come moneta di scambio. Per far questo bisogna accettare di giocare le partite provando a vincerle, ma sapendo che le si potrebbe perdere, inserendo i nuovi arrivati gradualmente e senza caricarli di pressione eccessiva. Bisogna abbassare la testa e lavorare in silenzio e umiltà. Tutti. Soprattutto Strama, che deve essere supportato dalla Società proprio nei momenti più difficili.
Poi starà a lui decidere se da grande vorrà fare il Mourinho o il Ranieri.
scritto da: COSCENZA NERAZZURRA
Che l’Inter si sia fermata dopo la vittoria contro i pluricondannati è solo un caso fortuito. Al massimo può essere stato un evento catalizzatore di qualcosa che sarebbe comunque successa con ogni probabilità e questo doveva essere chiaro per chiunque avesse un minimo di obiettività e senso critico. Le dieci vittorie consecutive culminate con il trionfo di Torino e il passaggio del turno anticipato in Europa League erano figlie di un momento di forma eccezionale dei nostri migliori e più stagionati giocatori, Cambiasso su tutti. Affiancato da un Cassano ormai arrivato a poter reggere i 90 minuti senza troppi patemi e un Milito che riusciva a liberare spazi in attacco con la sua solita intelligenza.Non potevamo illuderci che sarebbe durata per sempre, se non altro per ragioni anagrafiche, ma anche per i Km percorsi sul prato da questi signori. Sono giudici impietosi per i nostri campioni e così, esaurita la loro vena positiva, si è prosciugata anche la nostra capacità di vincere. Contro il Parma orfani di Cassano, unico in grado di inventare calcio anche giocando da fermo, è giunta la resa dei conti. Troppo piena l’infermeria, troppi sostituti non pronti o non all’altezza per poter chiedere loro di caricarsi la squadra sulle spalle.
Vincere a Torino ci ha fatto illudere di poter essere lì a lottare per il massimo traguardo già quest’anno. Al contrario siamo un cantiere aperto e solo una serie improbabile di circostanze favorevoli ci avrebbe permesso di insidiare l’immonda squadra degli immondi Agnelli. Intendiamoci non è detta l’ultima, ma non può essere quello il nostro obiettivo. Non possiamo pensare di vincere tutte le partite schierando sempre la formazione titolare.
Sembrerebbe quasi che Strama abbia finito la polverina magica. Di sicuro errori ne ha fatti in queste ultime partite, ma ad essere onesti e a guardare la panchina dobbiamo ammettere che non ci sono molte alternative a sua disposizione. Di sicuro nulla che gli permetta di effettuare cambi tattici, ma solo di interpreti nello stesso ruolo.
E allora?
Allora niente. Non eravamo dei fenomeni ieri, non siamo delle schifezze oggi.
Dobbiamo però ricordarci che il nostro obiettivo quest’anno non può essere vincere. L’obiettivo è arrivare nei primi tre, riuscendo nel frattempo a far giocare i nuovi arrivati a sufficienza da poter decidere quali sono “da Inter” e quali invece saranno giusto utili come moneta di scambio. Per far questo bisogna accettare di giocare le partite provando a vincerle, ma sapendo che le si potrebbe perdere, inserendo i nuovi arrivati gradualmente e senza caricarli di pressione eccessiva. Bisogna abbassare la testa e lavorare in silenzio e umiltà. Tutti. Soprattutto Strama, che deve essere supportato dalla Società proprio nei momenti più difficili.
Poi starà a lui decidere se da grande vorrà fare il Mourinho o il Ranieri.
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