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mercoledì 18 settembre 2013

INTER - Juve 1-1

Qualunque tifoso interista prima dell'inizio del campionato, avrebbe sottoscritto di trovarsi, dopo tre giornate, con sette punti in classifica, alla pari della juve. Dopo averla incontrata.
Al termine del match, il risultato di parità lascia un po' di amaro in bocca.
Eppure a 20 minuti dalla fine  avevamo la partita in pugno: eravamo in vantaggio e i  latrones non avevano in pratica mai tirato in porta.
D'altra parte dopo il pareggio sono andati più vicini loro al colpo del KO.
Il pari  dunque va accettato, con qualche riserva sulle decisioni arbitrali che hanno indirizzato pro juve l'andamento della partita.
Una cosa meno scandalosa del solito (e di quanto si è visto, per esempio in Torino Milan), ma comunque chiaramente percepibile.
Percepibile dall'inizio, quando un intervento sulla palla, neppure falloso, di Campagnaro è stato sanzionato con un giallo.
Intimidire Campagnaro, addetto ai salvataggi da ultimo uomo, era fondamentale.
La malizia è stata ancora più evidente quando un intervento ben più grave di Licht, che a norma di regolamento doveva costargli il secondo giallo e l'espulsione, è stato tranquillamente ignorato.
Oggi forse staremmo a parlare di un'altra partita.
Ma va bene così.
Nessuno poteva pensare di non pagare un tributo allo strapotere arbitrale della real casa torinese.
Resta il fatto, per noi più importante, che la partita l'abbiamo giocata per gran parte alla pari, in alcuni momenti meglio e solo nel finale soffrendo.
Viste in campo le squadre oggi, la juve mi è parsa comunque più forte, ma anche noi eravamo un complesso competitivo.
Si sono affrontati due avversari quasi speculari nell'atteggiamento tattico, due squadre vere, concrete, non due complessi poetici.
Due compagini che non esitavano a difendere in 11 e ad attaccare in cinque o sei almeno.
Loro impressionanti per potenza atletica. Noi determinati e forse persino più tecnici, in alcuni giocatori.
Loro senza un punto debole: tutti giocatori solidissimi, temprati, esperti, molti anche con grande qualità (la qualità vera, non lo stile, che esalta molto i tifosi e poco i tecnici).
Noi con qualche punto debole (non debolissimo) e con qualche giocatore che entro un paio d'anni potrebbe arrivare al livello dei loro migliori.
Il fatto che complessivamente si sia retto alla pari la dice lunga sulla serietà e qualità della guida tecnica, sull'orgoglio e la personalità dei giocatori, sulle caratteristiche di una rosa che si sta faticosamente ricostruendo.
Ma...
Ma il campionato è una Maratona.
I più scarsi si staccano subito.
Tuttavia solo intorno al trentesimo km si crea la selezione vera nel gruppetto di testa.
C'è qualcuno che per arrivare lì con i primi ha dato tutto e si staccherà inesorabilmente.
C'è invece chi è arrivato a quel punto mantenendo delle riserve che gli faranno concludere al meglio la corsa.
Fuor di metafora, aver fatto bene oggi (e fino ad ora) è importantissimo.
Aver retto per il momento il confronto alla pari è un segnale promettente.
Pareggiare è stato molto meglio che perdere e vincere sarebbe stato meglio ancora.
Ma non avrebbe cambiato il giudizio di fondo: loro sono più attrezzati di noi per vincere la Maratona.
L'impressione è che loro siano andati all'ottanta per cento e noi al cento per cento.
Certo, noi possiamo anche crescere nel corso della competizione: recuperando Milito, magari lanciando Wallace, migliorando la condizione e il patrimonio di esperienza di giovani come Taider, Kovacic, Icardi e Belfodil.
Magari completando l'organico, a gennaio, con un paio di giocatori veri.
Il risultato, la situazione di oggi, sono importanti, ma un giudizio definitivo sulla nostra crescita si potrà darlo solo nel girone di ritorno.
Non dimentichiamoci che lo scorso anno a fine novembre avevamo vinto in  casa della juve e eravamo praticamente in vetta: poi è finita come sappiamo.
Quest'anno molte cose sono cambiate: non abbiamo le coppe e quindi la preparazione è rivolta al campionato, abbiamo una rosa sperabilmente meno logora e un allenatore più esperto.
Però la prudenza è d'obbligo: insieme alla considerazione che il cammino sembra bene avviato: ora l'idea di arrivare anche noi, magari fra qualche tempo, lassù in alto, non è più una semplice utopia.
Scritto da: COSCENZA NERAZZURRA

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